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giovedì 1 aprile 2010

Wu-Chahgshuo - Mokudo


Wu-Changshuo - Plum Blossoms (1905)
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brezze primaverili -
tra le verdi pianticelle d’orzo,
cristallino è il suono delle acque
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Mokudo
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lunedì 15 marzo 2010

Kobayashi Issa (1762-1826)


Suzushisa ya
Yomizu ni kakaru
Ido no oto
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Quale freschezza –
Quel suono di gocce
notturne nel pozzo.
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La “freschezza” è percepita dal poeta grazie a quel “suono” notturno di gocce che gli giunge dal pozzo, in una sinestesia che non ha nulla di mentale, di mediato o di manierato.
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martedì 9 febbraio 2010

Yosa Buson (1715-1783)


Mijika yo ya
Kemushi-no uc ni
Tsuyu-no-tama
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Breve notte d’estate
sulla peluria del bruco
stille di rugiada.
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Buson era maestro nei giochi di parole tanto amati dai poeti aristocratici dell’età classica.
Questo haiku decisamente scherzoso si riferisce in maniera alquanto spinta ad una notte di passione.
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lunedì 1 febbraio 2010

Masaoka Shiki


Fuwa-fuwa to
Naki rei koko ni
Kite suzume
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Lievi lievi
spiriti dei morti, venite qui
e rinfrescatevi
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venerdì 1 gennaio 2010

Shinnen: inizio d’anno - Onitsura (1660-1738)

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Hon'ami Koetsu (1558-1637) - Sanjūrokkasen
Inchiostro su carta colorata e laminata con oro e argentoMuseo Nazionale di Tokyo
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Ô–ashita
mukashi fukinishi
matsu no kaze
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Primo giorno dell’anno
un vento di mille anni fa
soffia tra i pini
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Un nuovo anno inizia secondo il calendario degli uomini, ma il vento che oggi soffia tra i pini è lo stesso che vide nascere il mondo e lo vedrà morire. Il tempo dell’esistenza si compie d’accordo alla durata d’ognuna di esse e secondo la percezione che ogni esistenza ha del proprio tempo. Il tempo, ogni tempo, tuttavia, inizia e termina nel silenzioso cuore del non-tempo, così come appaiono e scompaiono le onde, o le bolle d’aria, sulla superficie del mare.
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venerdì 18 dicembre 2009

Matsuo Bashō (1644-1694) / Cuno Amiet


Cuno Amiet - Paesaggio di neve, detto anche Grande inverno (1904)
Olio su tela - cm 178 x 235 - Parigi, museo d'Orsay
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Su madera ya
Fukanu fue kiku
Koshita yami ni
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Tempio di Suma – ascolto
Un flauto che nessuno suona
Nel bosco scuro d’ombre.
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Un haiku arcanamente radicato nella filosofia Zen, per cui lo spazio interiore è musica profonda, nascente dal silenzio e dal vuoto.
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Paesaggio di neve del pittore svizzero Cuno Amiet è un quadro di enormi dimensioni: occupa, infatti, oltre quattro metri quadrati. L'opera sorprende per lo spazio eccessivo che, nella tela, è riservato alle tonalità, sfumate e tenui, dei bianchi che mettono in evidenza la sagoma scura di uno sciatore. La dimensione di quest'ultimo è talmente piccola da risultare, per contrasto, insignificante. Al di là della rappresentazione di uno sfarzoso paesaggio alpino, il pittore vuole forse rappresentare, in maniera simbolica, l'attraversamento di un deserto bianco, accecante e silenzioso. La traiettoria dello sciatore è anche il simbolo di un percorso morale?
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La vita scorre inesorabile nonostante la maestosità schiacciante di questa natura ostile. La scia lineare e sinuosa che affiora in mezzo a pennellate che riproducono tanti e soffici fiocchi di neve, lo dimostra. Lo sciatore avanza, deciso ad arrivare verso una meta invisibile, poiché situata fuori-campo ma della cui esistenza, come della capacità dello sciatore di raggiungerla, non dubitiamo. Una simile determinazione riesce a mitigare l'impressione di fragilità dell'uomo in questo paesaggio solenne.
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venerdì 18 settembre 2009

Tan Taigi (1709 - 1771)


Kawashimo ni
Ami utsu oto ya
Oborozuki
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A valle del fiume
rumore di reti gettate –
Luna velata.
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