giovedì 8 aprile 2010
martedì 6 aprile 2010
Emozioni in chimica
Stato d'animo più che movimento artistico, il simbolismo: Gustave Moreau
Gabriel García Márquez
immagini di silenzio: karesansui
Sono composti principalmente da sabbia e pietre, l'unica pianta utilizzata è il muschio. Ogni cosa va posizionata con un cura soprattutto le pietre che rappresentano le montagne e le piante e possono essere messe isolate o una vicina all'altra; la pietra viene usata anche per simboleggiare l'acqua rappresentata da dei fiumi di ghiaia.
La sabbia di questi giardini va rastrellata con cura creando dei disegni curvilinei, spesso cerchi concentrici, che simulano le onde del mare.
Rammstein - Amour Amour
L’amore è un animale selvaggio
Ti annusa , ti segue
Nidifica nei cuori spezzati
E va a caccia di baci e candele
Succhia forte dalle tue labbra
E scava tunnel fra le tue costole
Cade soffice come neve
Prima caldo, poi freddo, poi fa male
Amore Amore
Tutti provano ad addomesticarti
Amore Amore alla fine
Restano impigliati tra le tue zanne
L’amore è un animale selvaggio
Morde e graffia e mi salta addosso
Mi stringe con mille tentacoli
E mi trascina nella sua tana
Mi divora completamente e poi
Dopo tanti anni mi vomita fuori
Cade soffice come neve
Prima caldo, poi freddo, poi fa male
Amore Amore
Tutti provano ad addomesticarti
Amore Amore alla fine
Restano impigliati tra tra le tue zanne
L’amore è un animale selvaggio
Ti annusa ti segue
Nidifica nei cuori infranti
E va a caccia di baci e candele
Mi divora completamente e poi
Dopo tanti anni mi vomita fuori
Cadere soffice come neve
Prima caldo, poi freddo, poi fa male
Amore Amore
Tutti provano ad addomesticarti
Amore Amore alla fine
Restano impigliati tra le tue zanne
L’amore è un animale selvaggio
Cadi sempre nella sua trappola
Ti fissa dritto negli occhi
Dal suo sguardo resti ammaliato
Per favore per favore dammi del veleno
Per favore per favore dammi del veleno
Per favore per favore dammi del veleno
Per favore per favore dammi del veleno
..............Bitte bitte gib mir Gift
....................Bitte bitte gib mir Gift
..........................Bitte bitte gib mir Gift
................................Bitte bitte gib mir Gift
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ore 12:00 - George Jolicur
L’uomo che vedete in foto si chiama George Jolicur, ha 38 anni ed è riuscito ad evitare il carcere grazie al proprio peso: ben 273 chilogrammi.
A Jolicur piace mangiare e la truffa che ha messo in atto per mesi riguardava proprio il cibo.
L’uomo si recava nei ristoranti ed ordinava grandi enormi pasti, me mangiava la maggior parte e si lamentava della qualità, costringendo i camerieri a riportare indietro il cibo e rifiutandosi di pagare.
In un episodio, dopo aver ordinato cinque milkshake ed averne bevuto uno, convinse i gestori del locale che il latte era rovinato. Risultato? Un milkshake gratis.
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www.crimeblog.it/
Bedside table
Paolo Vincenzo Bonomini (1757–1839)
Paolo Vincenzo Bonomini (1757-1839)
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Il pittore diede fondo alla propria fantasia e, con una buona dose di spregiudicatezza, rappresentò sei quadri che raffiguravano altrettante scene con protagonisti scheletri. La particolarità stava nel fatto che le figure, riprese nella spontanea quotidianità, richiamavano persone che abitavano nel borgo in cui vennero esposte.
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Al momento dell’esposizione dei sei pannelli, questi scatenarono forti reazioni d’ilarità, poiché gli abiti, la fisionomia e la struttura degli scheletri (cranio, mandibola e teschio) lasciavano chiaramente intendere chi vi fosse realmente ritratto: tutti abitanti del borgo, dal carpentiere ai due frati in preghiera; dalla coppia campagnola agli sposi borghesi, fino al tamburino della Cisalpina. Anche il Bonomini si raffigurò nei panni di pittore, affiancato dalla moglie.
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Santa Grata (Bergamo- Città Alta)
venerdì 2 aprile 2010
Anal eggs
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Ardengo Soffici
Astice
Vivo qui aspettando di finire atrocemente bollito vivo e poi impiattato in bella copia tra prezzemolo e pomodorini... e pensare che a me non danno niente da mangiare... HO FAMEEE!!!
...e sta cicciona che vuole? che c'ha da guardare con quegli occhi vacui? punta il dito... vorrà solo ticchettare sulla vasca tanto per rompere i coglioni o che?
Sono stanco... stanco... le chele mortificate da queste fascette di plastica... le antenne che sbattono a destra e manca, lasciatemi dormire, lasciatemi sognare i fondali che non ho mai visto.
Ehi... ma che succede… Ehi fermo, fermo, perche’ mi prendi? No… no… aiut... AIUTOOOOO...!
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La sindrome di Cotard: la convinzione di essere morti
Fu chiamata così dal nome dello psichiatra francese Jules Cotard che ne descrisse la sintomatologia alla fine dell’ottocento definendola un delirio di negazione accompagnato da sentimenti di colpevolezza, negazione di parti del corpo ed anche, paradossalmente, di intenzioni e ideazioni suicidarie.
E’ una condizione osservata, molto raramente, nei pazienti con schizofrenia e disturbo bipolare grave, ma anche in seguito a danno cerebrale.
Gli scienziati credono che i pazienti con sindrome di Cotard siano andati incontro alla stessa “interruzione” fra riconoscimento dei volti ed emozione di familiarità che avviene nei pazienti con sindrome di Capgras con la differenza che questi ultimi attribuirebbero all’esterno il problema ("quella donna sembra mia moglie, ma io non provo niente nei suoi confronti quindi non è mia moglie"), mentre i primi lo attribuirebbero a sè stessi ("quella donna sembra mia moglie, ma io non provo niente per lei, io sono morto").
Lo stile di attribuzione causale (interno od esterno), che è la tendenza di una persona ad attribuire gli eventi della sua vita a sé stessa o agli altri o al caso (ciascuno di noi ha il suo stile di attribuzione causale) potrebbe essere la differenza cognitiva che sta alla base del diverso esito sintomatologico di una stessa patologia.
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Sul Financial Times c’è un articolo che parla di un recente caso di Sindrome di Cotard: una giovane paziente con episodi di epilessia insorti a seguito di un’ infezione cerebrale da virus herpes simplex.
Si chiama Liz e si è presentata al London Hospital affermando di essere morta da due settimane e di non sapere dove si trovava se all’inferno o altrove.
Il medico che l’ha seguita, il dott. McKay, oltre alle cure del caso le ha fatto anche una serie di domande per cercare di comprenderne lo stile di attribuzione causale, rilevando che questa paziente aveva effettivamente una tendenza inusuale all’attribuzione interna.
Si tratta naturalmente soltanto di una ipotesi, il neuroscienziato Ramachandran nel suo libro Cosa sappiamo della mente, spiega come una negazione così estesa del proprio "esistere" non nasca dalla sola anaffettività nei confronti di altri conosciuti.
Secondo Ramachandran questo tipo di pazienti è diventato completamente anaffettivo, per ogni cosa, animata e inanimata, vista, toccata, gustata, odorata ecc...
Il totale scollamento emotivo dalla realtà costringerebbe il paziente a darsi la spiegazione (dal suo punto di vista, più che logica) di essere morto.Per fortuna Liz è stata dimessa una settimana dopo, essendo migliorata visibilmente, il suo caso è stato pubblicato nella rivista Consciousness and Cognition.
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da: http://psicocafe.blogosfere.it