Il sole, il sole. Come già in fondo a Marzo,
nei meandri d'Aprile. Corri, mia macchina azzurra,
dove vuoi, per le strade segnate da altro sole,
il Monteverde dei poveri, tra sfondi straripanti
di case a strati, riarse - un pino sull'asfalto -
file di bar e macellerie con sola cliente la luce -
e un altro versante del quartiere, con la luce di striscio -
una strada in salita - il Sanatorio, coi giardini neri -
la Portuense...
Al Trullo il sole, come dieci anni fa.
"Fermete, a Pa', dà dù carci cò nnoi!"
Giorgio, Giannetto, Carlo, il Moro,
e gli altri, i pigri venticinquenni,
già un pò stempiati, con qualche annetto di galera;
i fratelli minori di primo pelo, chi
come un lieto pagliaccio dentro i panni del padre,
chi elegante nella sua miseria, gli occhietti
come due foglioline umide colpite dal sole.
La partitella, nel cuore della borgata,
tra i lotti che oltre al sole, e a qualche figura
di sorella, di madre, coi golf dei giorni di lavoro,
non hanno nulla da offrire alla nuova primavera...
Correndo Giorgio ha la faccia di Carlo Levi,
divinità propizia, facendo una rovesciata,
Giannetto ha l'ilarità di Moravia, il Moro
rimandando, è Vigorelli, quando s'arrabbia o abbraccia
e Coen, e Alicata, e Elsa Morante, e i redattori
del Paese Sera o dell'Avanti, e Libero Bigiaretti,
giocano con me, tra gli alberetti del Trullo,
chi in difesa, chi all'attacco. Altri,
con Pedalino dal maglione arancione
o Ugo coi blue-jeans dell'anno scorso bianchi sul grembo,
stanno appoggiati lungo il muro color miele della prigione
delle loro case, Benedetti, Debenedetti, Nenni,
Bertolucci con la faccia un pò sbiancata dal sole,
sotto la fiacca falda del cappello, e il dolce ghigno
della certezza sacra degli incerti.
E accanto a un dorato immondezzaio c'è Ungaretti che ride.
E i giovani, che, ai giovani del Trullo, son fratelli,
Siciliano, Dacia, Garboli, Bertolucci figlio; e, come Sordello,
disapprovante e innammorato, Citati. E chi è là,
su quella terra con un barattolo rosa e un torsolo giallo?
Baldini e Natalia. E dentro un cortile tagliato
dalla luce come in un caravaggesco senza neri, Longhi,
la Banti, con Gadda e Bassani. Roversi e Leonetti
e Fortini e Volponi scendono alla fermata dell'autobus,
con i saluti di Contini e quelli dell'ombra di Spitzer.
E, insieme, la Bachmann, Uwe Johnson, Enzensberger...
e un gruppo di angeli londinesi e di fotografi americani
con gli occhi rossi dei nevrotici, e, dalla Russia,
Ciukrai, come venisse alle crociate, e Sartre,
come un sordo, che si fa tradurre, mentre ha capito tutto...
Chi ha detto che il Trullo è una borgata abbandonata?
Le grida della quieta partitella, la muta primavera,
non è questa la vera Italia, fuori dalle tenebre?
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da Poesia in forma di rosa III, PietroII, mercoledì 6 marzo (sera) di P.P.Pasolini
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