venerdì 8 gennaio 2010

Chiamati in causa... Gaetano Salvemini


Gaetano Salvemini (Molfetta, 8 settembre 1873 – Sorrento, 6 settembre 1957) è stato uno storico, politico e antifascista italiano.
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Dopo l'avvento di Mussolini al potere (ottobre 1922), Salvemini, che da alcuni anni insegnava all'Università di Firenze, continuò ad opporsi al fascismo trionfante. Nel 1923 tenne a Londra una serie di conferenze sulla politica estera italiana, suscitando le ire del Governo e soprattutto dei fascisti fiorentini. I muri di Firenze furono tappezzati di manifesti recanti un eloquente messaggio: "La scimmia di Molfetta non rientrerà in Italia". Invece Salvemini non soltanto ritornò in patria, ma riprese le sue lezioni all'Università, incurante delle minacce degli studenti fascisti.
Negli anni successivi la sua opposizione al regime mussoliniano diventò sempre più dura. Dopo l'assassinio del deputato Giacomo Matteotti (giugno 1924), aderì al P.S.U., il gruppo politico del leader assassinato, ed organizzò una manifestazione di protesta. Animò il periodico clandestino "Non mollare", fondato con Carlo Rosselli ed Ernesto Rossi, per tener vivi gli ideali della libertà e della democrazia; si adoperò per mantenere una fitta rete di contatti fra gli intellettuali antifascisti in tutta Italia. Mentre gran parte del mondo accademico italiano s'inchinò al regime (nel marzo del 1925 venne pubblicato quel singolare documento intitolato "Manifesto degli intellettuali fascisti"), Salvemini venne arrestato ed imprigionato. Poco dopo fu scarcerato, ma la situazione rimase drammatica. Conscio del grave pericolo che incombeva non solo sulla sua persona, ma anche su coloro che lo sostenevano, scelse la via dell'esilio e passò clandestinamente la frontiera italo-francese.
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Gaetano Salvemini precisò più volte di aver sempre cercato di vivere secondo il precetto «Fa' quello che devi, avvenga quello che può».
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