martedì 1 dicembre 2009

Umberto Galimberti - L'ospite inquietante


foto di un vecchio concerto dei Rage Against The Machine
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Capiamo allora cos’è tutto quel bisogno di musica di cui i giovani sembrano assetati.
[…] Cos’è quel bisogno di suoni, i più primitivi, i più ritmici, i più cadenzati.
[…] i giovani tendono nel tentativo disperato di rifondare […] quel tempo originario che ha nel corpo il suo semplice ritmo, di cui la musica, e in particolare la musica rock, è la più gelosa custode.
Parlo di quel ritmo che, come scrive lucidamente Carlo Sini, è “battere e levare, battere e levare, uno/due, uno/due”.
E’ il ritmo del nostro respiro, il ritmo del battito del nostro cuore, il ritmo sonno e veglia, il ritmo sazietà e fame, il ritmo del coito, il ritmo che nella vita intrauterina scandisce la prima figura del tempo.
L’incanto del ritmo nella sua eterna ripetizione non è un modello teorico, ma piuttosto una sfida a vivere fuori dal disegno tracciato dall’idea di progresso all’infinito, da cui i giovani spesso si sentono esclusi per le difficoltà a prendervi parte. E quando lo sguardo rivolto al futuro si riduce, forte nasce da un lato l’insistenza sul presente, ben rappresentato dal battito ritmato dei piedi su questa terribile terra, quando un’altra non è promessa, dall’altro lato il bisogno di tornare indietro, al passato, anzi a quel primitivo ritmo del corpo che, custodendo la prima origine del tempo, apre la speranza di un altro futuro.
In questa operazione regressiva, dove nella regressione c’è anche il valore positivo della possibilità di una rifondazione del mondo, prepotenti si fanno avanti quelle domande che non chiedono la soluzione dei problemi, perché la sfiducia, neppure avvertita come tale, ha già bruciato tutto lo spazio dell’attesa di una possibile risposta. E perciò nella cadenza del ritmo più primitivo, quella del battere e levare, quella dell’uno/due, si rivive, nel ventre della madre, dove il battito del proprio cuore non si distingueva dal battito del cuore materno.
Si raggiunge così quella condizione dove le domande non si pongono in modo teorico, ma corporeo […][…] esperienza del nulla, che solo il rumore fragoroso della musica e degli effetti speciali riesce momentaneamente a non far percepire[…]l’erotico è l’oggetto naturale del musicale, e non si dà musica se non come cadenza erotica, come una sua incisione.
[…]Ne scaturisce un’eternità che si nutre di tempo, una spiritualità che s’incarna, una sensualità che lascia alle spalle come bassa pianura tutto ciò che viene indicato come vetta dello spirito. Il punto di fusione è l’immediatezza, per cui, come l’erotismo, anche la musica vive l’istante, la successione degli istanti che sorgono l’uno nell’estinzione dell’altro.
Questi istanti non si danno tutti dispiegati, […] ma uno vive la morte dell’altro, come i gesti erotici che si susseguono cancellandosi,[…] perché questa è l’autentica condizione dell’uomo, a cui non è dato l’eterno se non per rapidi e fugaci assaggi, e non elevandosi, ma incarnandosi.[…] Brevi istanti sono concessi all’uomo per accogliere l’eterno. Musica e sensualità sono i veicoli e i mediatori, ma per questo occorre essere all’altezza della sensualità, e saper avvertire nella musica lo spessore della carne toccata e fuggita.
[…]Quanto basta perché la nostra esistenza possa galleggiare tra l’angoscia, l’entusiasmo e la disperazione, in cui è gettata a sorte di ogni uomo provvisto di una sensibilità decente."
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2 commenti:

  1. Il nichilismo appartiene molto piu agli adulti che ai giovani...sono i grandi che dovrebbero fare un po' di introspezione e smetterla di accusare i giovani di assenza di valori...siamo noi adulti che non siamo capaci di trasmettere loro il senso dell'esistenza . loro si rifugiano nei surrogati per trovare le risposte che noi non siamo in grado di dare.

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  2. questo per chi vede il nichilismo come una cosa negativa...

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