Venne l’autunno, le foglie caddero. Cadevano giorno e notte, calavano volteggiando tonde e leggere, lungo i possenti tronchi e già si cominciava a vedere il cielo attraverso i rami. Talvolta, quando un colpo di vento passava sulle cime, quella pioggia lenta e continua s’ispessiva improvvisamente, diventava un temporale appena rumoroso, ricoprendo il muschio di un folto tappeto giallo, che scricchiolava appena sotto i passi. E il mormorio quasi impercettibile, il mormorio intermittente della caduta, quel suono triste e lieve, sembrava un lamento e le foglie che continuavano a scivolare a terra parevano lacrime, grandi lacrime versate dai grandi alberi tristi, che piangevano giorno e notte la fine dell’estate, la fine delle tiepide aurore e dei soavi crepuscoli, la fine delle brezze calde e dei limpidi raggi di sole.
Forse piangevano anche per il delitto che avevano visto commettere sotto la loro ombra, piangevano per la bimba violata e uccisa ai loro piedi. Piangevano nel silenzio del bosco deserto e vuoto, nel bosco abbandonato e temuto, nel quale doveva errare, sola, l’anima, la piccola anima della piccola morta.
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Da La piccola Roque di Guy de Maupassant
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Da La piccola Roque di Guy de Maupassant
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