lunedì 28 settembre 2009

Il soldato dell'esercito di terracotta


Ci fu un periodo della mia vita in cui la fica si trovò decisamente in secondo piano rispetto al calcio o meglio, tutto era in secondo piano rispetto al calcio: studio, famiglia, amici, ecc.
Questa è una storia di quei tempi.
.
Quando Michela mi disse che il sabato pomeriggio avrebbe festeggiato il compleanno, con un sorriso ebete sulle labbra le risposi: “ok, ci sarò…” e dopo qualche istante: “… gioco la partita e vengo”. Lei mi guardò enigmatica e annuì.
Ero convinto di piacerle almeno quanto lei piaceva a me e la festa era il momento giusto per affrontare l’argomento. Arrivare tardi poteva essere fatale, alcune situazioni incerte avrebbero potuto evolversi per il peggio e le aspettative che nutrivo potevano naufragare tragicamente. Neanche per un istante però mi passò per la mente di rinunciare a giocare e andare direttamente alla festa. Tenevo a Michela e mi sarebbe dispiaciuto se fosse finita male; ma nulla mi avrebbe fermato dal giocare la partita.
Arrivò il sabato: una giornata buia e tempestosa. Dalla mattina non smise un attimo di piovere, il campo era ridotto un acquitrino, il pallone rimbalzava appena. Giocammo la partita mentre sulle nostre teste infuriava il temporale e quando l’arbitro fischiò la fine, coperto di fango, degno emulo di un guerriero dell’esercito di terracotta, rientrai di corsa negli spogliatoi cercando di sbrigarmi il più possibile. Feci la doccia a tempo di record, lavai gli scarpini riproponendomi di dedicargli più cura alla sera una volta tornato a casa, e coi capelli lunghi bagnati e la borsa sulla testa per ripararmi dalla pioggia mi precipitai a casa di Michela.
1/3
.
.

Nessun commento:

Posta un commento