Ma Mosè aveva le corna?
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Il Mosè "cornuto" è una traduzione erronea nella Vulgata di Esodo che ha accompagnato per lungo tempo la storia biblica. Il riferimento è a 3 versi di Esodo:
34:29 "Ora avvenne quando Mosè scese dal monte Sinai che le due tavolette della Testimonianza erano in mano a Mosè quando scese dal monte, e Mosè non sapeva che la pelle della sua faccia emetteva raggi perché aveva parlato con lui".
34:30 "Quando Aaronne e tutti i figli d’Israele videro Mosè, allora, ecco, la pelle della sua faccia emetteva raggi ed ebbero timore di accostarsi a lui".
34:35 "E i figli d’Israele videro la faccia di Mosè, che la pelle della faccia di Mosè emetteva raggi; e Mosè si rimise il velo sulla faccia finché entrò per parlare con lui".
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In Esodo 34:29,30,35 la faccia di Mosè, nella Vulgata, era divenuta "cornuta" (!):
Ex. 34:29 "cumque descenderet Moses de monte Sinai tenebat duas tabulas testimonii et ignorabat quod cornuta esset facies sua ex consortio sermonis Dei"
Ex. 34:30 "videntes autem Aaron et filii Israhel cornutam Mosi faciem timuerunt prope accedere"
Ex. 34:35 "qui videbant faciem egredientis Mosi esse cornutam sed operiebat rursus ille faciem suam si quando loquebatur ad eos"
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Cosa era successo? Sofronio Eusebio Girolamo aveva confuso la parola ebraica kaw-ran ( קרן ) (raggiante) con keh'-ren ( קרן ) (corna).
Effettivamente la radice della parola ebraica ( קרן ) è la medesima, ma il senso è diverso.
Ecco il testo dell'attuale Vulgata:
Ex. 34:29 "Cumque descenderet Moyses de monte Sinai, tenebat duas tabulas testimonii et ignorabat quod resplenderet cutis faciei suae ex consortio sermonis Domini".
Ex. 34:30 "Videntes autem Aaron et filii Israel resplendere cutem faciei Moysi, timuerunt prope accedere"
Ex. 34:35 "Qui videbant cutem faciei Moysi resplendere, sed operiebat ille rursus faciem suam, donec ingressus loqueretur cum eo".
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Esiste anche una tesi diversa, che attribuisce in una “finezza” del traduttore non recepita dai suoi successori: nel “Dizionario dei simboli cristiani” dii Edouard Urech, Paolo Piazzesi, Franca Fiorentino Piazzasi Urech spiega (pag.172 – vedi allegati) che“I Latini, quando volevano parlare d’irraggiamento, pensavano ad una capigliatura; per loro “jubar” (=irraggiamento) deriva da “juba” (=criniera di cavallo). Quando Gerolamo tradusse questo testo in latino, sarebbe potuto passare da un’immagine all’altra e scrivere: Mosè “ignorat quod jubata esset facies sua”, ma in latino ciò avrebbe potuto significare; ignorava che il suo volto era capelluto; per questa ragione, ma anche per fedeltà alle parole sacre della Bibbia, egli conservò l’immagine che era nel fondo concreto della nozione astratta di irraggiamento presso i semiti, e tradusse “ignorat quod cornuta esset facies sua” che letteralmente significa “ignorava che il suo volto era cornuto”. Quel traduttore che conosceva bene l’ebraico pensava ad un irraggiamento a forma di piccole corna. Ma i teologi, i pittori e gli scultori hanno compreso questa traduzione nel senso più corrente ed hanno pensato naturalmente a delle corna simili a quelle degli animali; ne hanno ornato la fronte di Mosè e l’hanno fatta per secoli, fino al 1700 e oltre”.
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Peccato che il Buonarroti, nello scolpire il suo Mosè, si basò sull'immagine trasmessa dalla Vulgata, facendolo realmente con le corna (e non "radioso").
Insomma, l’errore c’è stato e ha portato a conclusioni erronee (vedi Michelangelo con il suo Mosè). Consideriamo che tale errore non erano voluto... però ha avuto egualmente il suo peso!
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