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L'affresco, tra le opere realizzate del Beato per il suo Convento, è l'unica che si trovi ancora nel luogo originale, cioè nella sala dell'antico Capitolo. Per motivi non ben conosciuti il dipinto, in un periodo non precisato, fu ricoperto con la calce, e così rimase fino al 1881, quando fu riscoperto e liberato dallo strato che lo nascondeva. Complessivamente l'affresco è in buono stato, ma la gamma dei colori è stata compromessa ed è problematico immaginarsi i colori originali.
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La datazione dell'affresco è incerta: alcuni studiosi la fanno risalire ai lavori di completamento del refettorio e del capitolo (1432-1434); altri studiosi, credendo di ravvisare l'influenza di Masaccio nella raffigurazione del volto del Cristo (reso di fronte e di scorcio), fanno rimontare il dipinto ad una fase più giovanile (1425-1430).Un'altro punto di divergenza fra gli studiosi è lo stato del Cristo: ancora vivo o già morto? Il P.Lodovico Ferretti, per esempio, opta per la seconda interpretazione, mentre il P.Stefano Orlandi per la prima. Se è vera la seconda, allora questo crocifisso è un unicum nella produzione dell'Angelico, perché in tutte le altre raffigurazioni (circa 40) il Cristo crocifisso è vivo.
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