martedì 28 luglio 2009

Camillo Sbarbaro - A volte sulla sponda della via


A volte sulla sponda della via
preso da un infinito scoramento
mi seggo; e dove vado mi domando,
perché cammino. E penso la mia morte
e mi vedo già steso nella bara
troppo stretta fantoccio inanimato...
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Quant'albe nasceranno ancora al mondo
dopo di noi!
Di ciò che abbiam sofferto
di tutto ciò che in vita ebbimo a cuore
non rimarrà il più piccolo ricordo.
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Le generazioni passan come
onde di fiume...
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Una mortale pesantezza il cuore
m'opprime.
Inerte vorrei esser fatto
come qualche antichissima rovina
e guardare succedersi le ore,
e gli uomini mutare i passi, i cieli
all'alba colorirsi, scolorirsi
a sera.
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[da Poesia italiana del Novecento, Librex, Milano 1986]
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Bàrberi Squarotti, forse il più acuto interprete del poeta ligure, scrive a proposito di questo poesia: "Sbarbaro esprime qui nel modo più compiuto il motivo storico e morale più intenso di Pianissimo [cioè la raccolta di cui la lirica fa parte]: il senso dell'estraneità al mondo, alla realtà, di solitudine inaridita, di incapacità di far presa sulle cose, di dare un senso alla propria vita. L'uomo in crisi rappresentato da Sbarbaro non sa più le ragioni della sua esistenza, i fini della sua azione: è come un fantoccio, come un morto, come già steso nella bara, incapace com'è di prendere decisioni, di scegliere, di vincere il senso di indifferenza e di aridità che lo ha preso. Lo spunto della meditazione sul trascorrere del tempo e il perdersi della memoria è leopardiano (si ricordi La sera del dì di festa); ma la conclusione fissa la posizione dell'uomo fatto estraneo alle cose, alla vita, nell'immagine esemplare della pietra, della rovina che assiste senza partecipazione, senza turbamento, al susseguirsi dei giorni, al variare della natura e delle stagioni, al trascorrere delle generazioni, al volgersi della storia. L'uomo non ha più la possibilità di agire sulle cose: l'unica aspirazione è di liberarsi dalla mortale angoscia del tempo e della morte, essere il testimone estraneo, lontano, disseccato di ogni sentimento di fronte a ciò che accade".
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