mercoledì 30 settembre 2009
Visioni poetiche: Joan Mirò
Andrea Camilleri - Beato Angelico
Beato Angelico - Crocifissione con Madonna, S.Giovanni e S.Domenico
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[Gnazio cerca moglie e la gnà Pina con cui sta parlando, lo sta aiutando...].
A Gnazio ci vinni un dubbio.
- Per caso avi qualichi altro difetto?
- Beh, si, ma è cosa di nenti.
- Parlati.
- Avi un occhio a Cristo e l'autro a san Giuvanni.
- Lassamo perdiri.
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da Maruzza Musumeci di Andrea Camilleri
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Il soldato dell'esercito di terracotta
“Bene” pensai, mi porta in camera sua per stare più comodi.
Mi vedevo già spalmato su di lei aggrovigliato al suo corpo come una piovra mentre la baciavo tutta e chissà, magari, ci scappava anche qualcos’altro; ma invece che in camera sua entriamo in uno dei lussuosi bagni.
Ora, che potessimo fare sesso, anche se era il mio sogno, mi sembrava una cosa decisamente improbabile e allora che c’entrava questa puntata in bagno? Visto che le cose positive erano terminate iniziai a preoccuparmi pensando a qualcosa di spiacevole.
Una volta dentro la guardai negli occhi, profondi occhi scuri, e cercando di essere il più appassionato possibile buttai lì:
- Michela, mi piaci molto lo sai vero?
- “Si.” Mi rispose lei “Anche tu, ma adesso, gentilmente, se puoi toglierti quel tocco di fango dall’orecchio…”
Basito, mi girai lentamente verso lo specchio che di rimando mi mostrò un pezzo enorme di terra che faceva bella mostra indeciso se entrare o uscire dall’orecchio destro.
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Nonostante l’inizio poco felice io e Michela passammo diverso tempo assieme vivendo anche dei bei momenti amplificati dalla leggerezza dell’età. La ricordo con tenerezza. Un bacio a lei e ai bei tempi.
Mi vedevo già spalmato su di lei aggrovigliato al suo corpo come una piovra mentre la baciavo tutta e chissà, magari, ci scappava anche qualcos’altro; ma invece che in camera sua entriamo in uno dei lussuosi bagni.
Ora, che potessimo fare sesso, anche se era il mio sogno, mi sembrava una cosa decisamente improbabile e allora che c’entrava questa puntata in bagno? Visto che le cose positive erano terminate iniziai a preoccuparmi pensando a qualcosa di spiacevole.
Una volta dentro la guardai negli occhi, profondi occhi scuri, e cercando di essere il più appassionato possibile buttai lì:
- Michela, mi piaci molto lo sai vero?
- “Si.” Mi rispose lei “Anche tu, ma adesso, gentilmente, se puoi toglierti quel tocco di fango dall’orecchio…”
Basito, mi girai lentamente verso lo specchio che di rimando mi mostrò un pezzo enorme di terra che faceva bella mostra indeciso se entrare o uscire dall’orecchio destro.
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Nonostante l’inizio poco felice io e Michela passammo diverso tempo assieme vivendo anche dei bei momenti amplificati dalla leggerezza dell’età. La ricordo con tenerezza. Un bacio a lei e ai bei tempi.
3/3
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Etichette:
Il soldato dell'esercito di terracotta
Paul Verlaine - Chanson d'automne
Les sanglots longs.......................................................I singhiozzi lunghi
Des violons...................................................................dei violini
De l'automne................................................................d'autunno
Blessent mon coeur....................................................mi feriscono il cuore
D'une langueur............................................................con languore Monotone.....................................................................monotono.
.Tout suffocant et blême, ..........................................Ansimante e smorto,
quand Sonne l'heure, ................................................quando l'ora rintocca,
Je me souviens............................................................io mi ricordo
Des jours anciens........................................................dei giorni antichi
Et je pleure;..................................................................e piango;
.Et je m'en vais..............................................................e me ne vado
Au vent mauvais..........................................................nel vento ostile
Qui m'emporte.............................................................che mi trascina
Deçà, delà,....................................................................di qua e di là,
Pareil à la.....................................................................come la
Feuille morte................................................................foglia morta.
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Mi domando che madri avete avuto...
Rembrandt Harmenszoon van Rijn - Il suicidio di Lucretia
Lucas Cranach the Elder - Il suicidio di Lucretia
Lucas Cranach the Elder - Il suicidio di Lucretia
Lucas Cranach the Elder - Il suicidio di Lucretia
Houston Gallery of Fine Art
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Lucrezia (in latino Lucretia) figlia di Spurio Lucrezio Tricipitino e moglie di Collatino, è un figura mitica della storia di Roma legata alla cacciata dalla città dell'ultimo re Tarquinio il Superbo.
La leggenda
La leggenda
Secondo la versione di Livio sulla istituzione della Repubblica, l'ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo aveva un figlio assolutamente sgradevole, Sesto Tarquinio.
Durante l'assedio della città di Ardea, i figli del re assieme ai nobili, per ingannare il tempo si divertivano a vedere ciò che facevano le proprie mogli durante la loro assenza, tornando nascostamente a Roma.
Collatino sapeva che nessuna moglie poteva battere la sua Lucrezia in quanto a pacatezza, laboriosità e fedeltà. Così portò con sé gli altri nobili, tra cui Sesto Tarquinio, a vederla, nel pieno della notte, e poterono constatare che Lucrezia stava pacatamente tessendo la lana, con le sue ancelle, mentre le nuore del re si divertivano in banchetti.
Sesto Tarquinio ne restò affascinato e fu preso dal desiderio di possederla. Alcuni giorni dopo, all'insaputa del marito, tornò a Collazia con un solo uomo di scorta e venne accolto con grande ospitalità. Ma dopo cena, quando la casa era addormentata, si introdusse nella camera da letto di Lucrezia che, svegliatasi di soprassalto, si trovò aggredita dall'uomo, armato di spada. Provò a respingerlo ma Sesto la minacciò: se ella non avesse acconsentito a soddisfare le sue voglie, l'avrebbe uccisa e accanto le avrebbe messo il corpo mutilato di uno schiavo, e avrebbe poi sostenuto di averla colta in flagrante adulterio.
A questo punto Lucrezia fu costretta a cedere alle voglie del figlio del re. Appena Sesto ripartì, Lucrezia inviò un messaggero a Roma dal padre e uno ad Ardea dal marito supplicandoli di correre da lei al più presto con un amico fidato perché una grossa sciagura era accaduta. Giunti i suoi cari, in lacrime spiegò l'accaduto e si trafisse con un pugnale che nascondeva sotto la veste.
Durante l'assedio della città di Ardea, i figli del re assieme ai nobili, per ingannare il tempo si divertivano a vedere ciò che facevano le proprie mogli durante la loro assenza, tornando nascostamente a Roma.
Collatino sapeva che nessuna moglie poteva battere la sua Lucrezia in quanto a pacatezza, laboriosità e fedeltà. Così portò con sé gli altri nobili, tra cui Sesto Tarquinio, a vederla, nel pieno della notte, e poterono constatare che Lucrezia stava pacatamente tessendo la lana, con le sue ancelle, mentre le nuore del re si divertivano in banchetti.
Sesto Tarquinio ne restò affascinato e fu preso dal desiderio di possederla. Alcuni giorni dopo, all'insaputa del marito, tornò a Collazia con un solo uomo di scorta e venne accolto con grande ospitalità. Ma dopo cena, quando la casa era addormentata, si introdusse nella camera da letto di Lucrezia che, svegliatasi di soprassalto, si trovò aggredita dall'uomo, armato di spada. Provò a respingerlo ma Sesto la minacciò: se ella non avesse acconsentito a soddisfare le sue voglie, l'avrebbe uccisa e accanto le avrebbe messo il corpo mutilato di uno schiavo, e avrebbe poi sostenuto di averla colta in flagrante adulterio.
A questo punto Lucrezia fu costretta a cedere alle voglie del figlio del re. Appena Sesto ripartì, Lucrezia inviò un messaggero a Roma dal padre e uno ad Ardea dal marito supplicandoli di correre da lei al più presto con un amico fidato perché una grossa sciagura era accaduta. Giunti i suoi cari, in lacrime spiegò l'accaduto e si trafisse con un pugnale che nascondeva sotto la veste.
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...stimolato sessualmente dagli starnuti femminili
L’americano Herald-Banner dà notizia dell’arresto di un anziano signore della cittadina texana di Commerce, fermato per via di una straordinaria perversione che lo porta ad andare in giro a soffiare il pepe bianco in faccia alle donne. L’uomo, il cui nome non è riportato, verrà incriminato per aggressione aggravata, avendo due volte fatto volare “della polvere bianca” – il pepe per l’appunto – in faccia alla cassiera di un negozio di ferramenta. “Abbiamo scoperto che lui viene stimolato sessualmente dagli starnuti femminili”, ha detto il Capo della polizia, Mr. Kerry Crews. Mentre concede che il crimine non è assimilabile allo stupro, Crews osserva comunque che: “In tutta la mia carriera non ho mai sentito niente di simile”. (Fonte)
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martedì 29 settembre 2009
Bram Stoker
La ragazza si era inginocchiata, si era protesa su di me, e mi divorava soltanto a guardarmi. C'era una manifesta voluttà che era insieme elettrizzante e ripulsiva, e mentre piegava il collo si leccava le labbra proprio come un animale, e al chiarore della luna ho potuto veder scintillare le labbra umide e scarlatte, e la lingua rossa lambire i denti bianchi e appuntiti... Poi si è fermata e ho potuto udire il risucchio della lingua che leccava i denti e le labbra, e ho potuto sentire il fiato caldo sul collo... poi ho percepito il tocco morbido e fremente delle labbra sulla pelle sensibilissima della gola, e la pressione dura di due denti aguzzi che sfiorano appena e si arrestano. Ho chiuso gli occhi in un'estasi di languore, e ho atteso, atteso col cuore che mi batteva forte.
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da Dracula di Bram Stoker
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Il soldato dell'esercito di terracotta
La villa dove abitava Michela era una costruzione sontuosa. Per la festa le avevano messo a disposizione tutto il piano interrato: un salone enorme con tappeti, divani, cuscini e luce diffusa.
Suonato il campanello mi venne ad aprire Barbara, l’amica del cuore di Michela, un fagocero di 120 kg al quale ero profondamente antipatico e infatti girandosi verso la sala, disse:
- E' er chimera, ora siamo tutti!
Eh già, “il chimera…”, un soprannome che la dice lunga sull'alone d'alieno che mi circondava già allora.
Entrai attento a bagnare il meno possibile il pavimento. Mentre mi pulivo la suole delle scarpe Michela mi venne incontro e mi porto dentro.
Entrai attento a bagnare il meno possibile il pavimento. Mentre mi pulivo la suole delle scarpe Michela mi venne incontro e mi porto dentro.
L'aria pesante, carica di umori umani e dell'odore dolce del cibo diceva che la festa era entrata da tempo nel vivo. In alcune zone d’ombra armeggiavano coppie consolidate e altre di nuova costituzione.
Una musica ipnotica fendeva l’aria.
- Prendi qualcosa?
- No, grazie, casomai dopo. Adesso ti và di ballare?
E mentre le prendevo la mano mi chiese:
- Andata bene la partita?
- Bah, niente di chè. Risposi distrattamente come se in fondo avessi solo asservito ad un impegno fastidioso.
Ci stringemmo.
Una musica ipnotica fendeva l’aria.
- Prendi qualcosa?
- No, grazie, casomai dopo. Adesso ti và di ballare?
E mentre le prendevo la mano mi chiese:
- Andata bene la partita?
- Bah, niente di chè. Risposi distrattamente come se in fondo avessi solo asservito ad un impegno fastidioso.
Ci stringemmo.
A diciassette anni questi incontri ravvicinati provocano reazioni pressocchè istantanee. Una volta appurato che la cosa era particolarmente gradita iniziai a baciarle il collo, il lobo dell’orecchio e con la lingua a ispezionarne l'interno.
Nessuna reazione…
Un pò deluso continuai comunque imperterrito.
A un certo punto Michela si staccò dal mio corpo e mi fece perentoria:
- Vieni con me!
Nessuna reazione…
Un pò deluso continuai comunque imperterrito.
A un certo punto Michela si staccò dal mio corpo e mi fece perentoria:
- Vieni con me!
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Federico Garcia Lorca - Come sono pesanti i giorni
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