giovedì 30 luglio 2009

Mimnermo - Al mondo delle foglie


Al modo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell'età
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dee ci stanno sempre al fianco,
l'una con il segno della grave vecchiaia
e l'altra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d'un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita.
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[da Lirici greci, Mondadori]
[Traduzione di Salvatore Quasimodo]
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La lirica si regge sul paragone tra la vita effimera delle foglie e la brevità della giovinezza: le foglie nascono in primavera, e crescono in estate; e proprio queste due stagioni stanno a simboleggiare l'infanzia e la giovinezza dell'uomo. L'abuso plurisecolare di immagini di questo tipo (anche in ambito extraletterario) rischia oggi di offuscare la freschezza primordiale delle parole di Mimnermo. Ma sembra che il poeta stesso abbia esorcizzato tale pericolo inserendo, subito dopo, una rapida e malinconica, rassegnata e virile riflessione sulla fugacità della giovinezza, compendiata nella similitudine "fulmineo / precipita il frutto di giovinezza, / come la luce d'un giorno sulla terra". Da qui scatta, forse inattesa, la conclusione del poeta, che sembra anticipare di venticinque secoli la concezione leopardiana secondo cui - dileguati i sogni e le illusioni della gioventù - la morte è preferibile alla vecchiaia.
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