lunedì 31 agosto 2009

ore 10:00 - coffee break


Johann Heinrich Fussli


Fussli Johann Heinrich - The Night-hag Visiting The Lapland Witches (ca.1796)
Oil On Canvas - 101.6 x 126.4 cm - Metropolitan Museum Of Art, New York
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venerdì 28 agosto 2009

Cool (immagini senza dati pescate per caso dal web)


Fotografi: Gregory Crewdson

Fotografi: Gregory Crewdson


Gregory Crewdson - Vanity beneath - the roses series-(2005)
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Un diavolo per capitello


Tilburg - St. Dionysus
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L'arte di colui che tutto move


Pittura degenerata: Otto Dix


Otto Dix - Dr. Mayer Hermann (1926)
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The night of living dead


"…Ospedali, cliniche, obitori, imprese di pompe funebri sono giunti alla sicura conclusione che attualmente i morti insepolti tornano in vita animati da un' incrollabile ansia di vittime umane".
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... sono ragazzi!


Sadako Sasaki


Sadako Sasaki (7 gennaio 1943 - 25 ottobre 1955) era una bambina giapponese di Hiroshima. Aveva solo due anni, quando la bomba atomica "Little Boy" fu sganciata sulla sua città, il 6 agosto 1945.La piccola Sadako si trovava a casa, a circa due chilometri di distanza dal luogo dell'esplosione.
Si salvò.
Nel 1954, all'età di undici anni, mentre si stava allenando per una grande gara di corsa, fu colta da vertigini e cadde a terra. Le fu diagnosticata una grave forma di leucemia, conseguenza delle radiazioni della bomba atomica.La sua migliore amica, Chizuko Hamamoto, le parlò di un'antica leggenda secondo cui, chi fosse riuscito a creare mille gru - uccello simbolo di lunga vita - con la tecnica dell'origami avrebbe potuto esprimere un desiderio. Chizuko stessa realizzò per lei la prima, Sadako continuò nella speranza di poter tornare presto a correre.
Poco dopo aver intrapreso il suo progetto, Sadako conobbe un bambino nelle sue stesse condizioni, ed a cui era rimasto poco da vivere. Ella cercò di convincerlo a fare la stessa cosa, ma la sua risposta fu: so che morirò stanotte.
Durante i quattordici mesi trascorsi in ospedale, Sadako realizzò gru con qualsiasi carta a sua disposizione, comprese le confezioni dei suoi farmaci.Una versione della sua storia, vuole che Sadako fosse riuscita a completare 1300 gru, prima di morire; secondo un'altra, riferitaci da Eleanor Coerr nel suo romanzo Sadako and the Thousand Paper Cranes, Sadako sarebbe riuscita a completarne solo 644, mentre le restanti 356 sarebbero state aggiunte dai suoi amici.
Infine, tutte le gru sarebbero state sepolte con lei.
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Hermann Hesse - Stanco d'amore


Nei rami s'addormenta cullando
il vento stanco. La mia mano
lascia un fiore rosso sangue
morire lacerato sotto un sole rovente.
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Ho già visto fiorire e morire
molti fiori;
vengono e vanno gioie e dolori,
e custodirli nessuno può.
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Anch'io ho sparso
nella vita il mio sangue;
non so però, se mi dispiace,
so solo, che sono stanco.
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ore 12:00 - venerdì pesce


L'aRoma del v3l3no


La Fontana delle Tartarughe di Giacomo della Porta a Piazza Mattei
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ore 10:00 - coffee break


Il 28 agosto 1947 muore...

Manolete incornato a morte da Islero
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...Manolete, nato Manuel Rodríguez Sánchez famoso torero spagnolo. Con il suo stile serio ed elegante è considerato da molti uno dei più grandi toreri di sempre.
A soli 13 anni esordì pubblicamente nella scuola per toreri di Montilla, a Cordova.
Nel 1939 divenne torero con la tradizionale cerimonia nella quale un torero autorizza un novillero (principiante) a diventare matador de toros.
Nel 1940 sì esibì nelle più importanti corride del tempo: a Siviglia, Alicante, Bilbao, Barcellona e Madrid consolidò la sua fama.
Alla fine del 1945 viaggiò in Messico, Perù, Venezuela e Colombia: le sue esibizioni in queste nazioni lo consacrarono come più grande torero del mondo.
Il 16 luglio del 1947 ci fu il suo ultimo spettacolo a Madrid. Solamente un mese dopo (il 28 agosto) un'incornata del toro Islero, un Miura, lo uccise nella Plaza de Toros a Linares.
L'evento lacerò profondamente l'opinione pubblica spagnola, il Generalissimo Francisco Franco dichiarò tre giorni di lutto nazionale.
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Matthew Bone


Matthew Bone - La dolce vita
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Matthew Bone


Matthew Bone - The divine hematemisis
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Francisco de Goya y Lucientes


Francisco de Goya y Lucientes - Autoritratto con il Dottor Arrieta (1820)
Olio su tela - 117 x 79 cm - Institute of Arts, Minneapolis
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morto quasi vivo


Da Lorca, nel Sud della Spagna la notizia di un morto che stava talmente bene d’aspetto in camera ardente che la famiglia, pronta a procedere alla sepoltura, ha ritenuto di convocare un medico per un’altra opinione prima di andare avanti. Il cadavere, quello di un uomo di 70 anni deceduto per un attacco di cuore, era di una tonalità decisamente troppo rosea per ciò che doveva essere la sua condizione. Il parere del medico accorso è stato che il colorito “vivo” del defunto dipendesse dal continuato funzionamento del suo pacemaker. (Fonte)
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giovedì 27 agosto 2009

Cool (immagini senza dati pescate per caso dal web)


Fotografi: Herb Ritts


Herb Ritts - Sand breasts - hawaii (1988)
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Magiche ed esoteriche le cattedrali gotiche


Cattedrale di Exeter - interno
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Il culo è la sola cosa al mondo ben divisa


Oro e pervinca: Gustav Klimt


Gustav Klimt - La Speranza I (1903)
Oil on canvas - The National Gallery, Ottawa
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L.Litizzetto


Il problema di noi donne non è l’invidia del pene. Al limite la nostalgia…
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da Rivergination di Luciana Littizzetto
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Graffiti


Frenologia


La frenologia era una disciplina medico-scientifica fondata tra il 18o e il 19o secolo dal medico tedesco Franz Joseph Gall (1758-1828). Questi asseriva che era possibile definire le qualità psicologiche di una persona esaminando la conformazione del suo cranio. Il principio alla base di questa pratica consisteva nel fatto che, secondo Gall, il cervello fosse suddiviso in tante regioni quante erano le caratteristiche della personalità. Più una facoltà era sviluppata maggiore era il volume dell'area cerebrale corrispondente. E questo si rifletteva sulla superficie del cranio che di conseguenza si rigonfiava.
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L'opera dei frenologi consisteva essenzialmente nel far scorrere le dita, o i palmi delle mani, sulla testa per distinguere ogni elevazione e depressione del cranio. Talvolta veniva usato un calibro oppure un nastro millimetrato. La "lettura" del cranio forniva cosi` una descrizione delle attitudini più o meno sviluppate di un individuo.
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Gall identifico` 26 aree diverse sul cranio alle quali corrispondevano altrettanti "organi", come lui definiva le regioni cerebrali preposte alle varie caratteristiche mentali. Egli colleziono` crani animali e umani e costruì molti calchi in gesso per studiare lo sviluppo delle protuberanze. La maggior parte dei crani umani raccolti appartenevano a persone che si erano distinte in vita per particolari attitudini come il coraggio, l'intelligenza o la spietatezza nell'uccidere.
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La frenologia nel giro di pochi anni divenne piuttosto popolare in Europa e in America grazie anche alla divulgazione effettuata dal più importante dei collaboratori di Gall, Johan Kaspar Spurzheim. A Edinburgo nacque la prima società frenologica, seguita da molte altre in Inghilterra e America.
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Ai tempi del suo maggior sviluppo la frenologia fu applicata per diversi scopi. Si credeva che potesse indicare la carriera migliore per un giovane o individuare il compagno di vita. Alcuni datori di lavoro pretendevano l'analisi del carattere dei dipendenti per assicurarsi che fossero onesti e gran lavoratori. I frenologi venivano considerati come persone speciali, capaci di prevedere il comportamento degli individui nelle più diverse circostanze.
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Gli adepti di questa disciplina la consideravano come "l'unica vera scienza della mente", ma molti la contestavano e ridicolizzavano. Verso la fine del 19o secolo fu completamente discreditata come scienza, anche se molte sue frange vissero molto oltre.
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Alcuni antropologi degli inizi del 1900 sfruttarono la frenologia per confermare la loro credenza nella superiorità degli europei, in particolare della "razza ariana", sugli altri uomini.
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Nel 1931, negli USA, Lavery e White inventarono lo "psicografo". Si trattava di una macchina costituita da 1954 parti all'interno di una sorta di casco metallico collegato ad un contenitore che poteva stampare dei giudizi su 32 facoltà mentali. Le facoltà erano classificate con un punteggio da 1 a 5 (da "mancante" a "molto alto"). Il punteggio veniva ottenuto dal modo in cui 5 punte delle 32 sonde del casco entravano in contatto con le varie superfici del cranio. Per ogni facoltà la macchina stampava il giudizio corrispondente al punteggio e, alla fine, si otteneva una valutazione personalizzata, dovuta alla grande varietà di combinazioni di giudizi.
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Gli psicografi ebbero un gran successo negli USA dove resero ricchi i produttori. Tuttavia nel giro di una decina d'anni lo scetticismo attorno questo strumento crebbe, finche` divenne utile solo come pezzo da museo.
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Il punto debole della frenologia fu che le sue basi teoriche non furono mai verificate scientificamente. I frenologi cercavano ed evidenziavano solo le conferme alle loro ipotesi, scartando tutto ciò che le contraddiceva.
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Oggi si sa che parti del cervello non crescono verso l'esterno andando a modificare la configurazione del cranio. Descrivere le caratteristiche psicologiche di un individuo tastando il suo cranio e` quindi impossibile.
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Tuttavia, si può dire che la frenologia aveva indovinato un fatto: diverse funzioni sono, almeno parzialmente, localizzate nel cervello. E` ben noto, infatti, che lesioni traumatiche circoscritte della corteccia cerebrale producano la disfunzione di particolari facoltà. Inoltre, la tecnica della risonanza magnetica funzionale ha dimostrato che durante l'esecuzione di specifici compiti si attivino di preferenza certe aree cerebrali e non altre.
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Purtroppo le funzioni identificate da Gall (in seguito modificate ed aumentate dai suoi seguaci) non riflettono la mappa costruita dalle moderne neuroscienze. Tutti gli "organi" dei frenologi sono oggi considerati frutto della fantasia. Con un'eccezione: "la facoltà della parola" venne, casualmente, localizzata nei pressi delle aree identificate oggi come quelle che controllano il linguaggio.
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Vivian Lamarque


Tracce d'inchiostro sulle dita
morte e anche
un azzurro alone sulle guance
forse le guance appoggiò alle dita
pensando l'ultimo pensiero
della vita.
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ore 12:00 - solo cibo?


La sostanza artefice principale della piccantezza è l'alcaloide capsaicina (8-metil-N-vanillil-6-nonenamide o C18H27NO3), insieme ad altre 4 sostanze naturali correlate, chiamate collettivamente capsaicinoidi, che ne comprendono anche altre di sintesi. Ogni capsacinoide ha piccantezza relativa e un sapore diversi nella bocca, e una variazione nelle proporzioni di queste sostanze determina le diverse sensazioni prodotte dalle diverse varietà, oltre al loro contenuto. La capsaicina provoca dolore e infiammazioni se consumata in eccesso, e può addirittura causare vesciche da ustione, se in alte concentrazioni (i peperoncini habanero, ad esempio, sono raccolti con i guanti). Rappresenta anche l'ingrediente principale nello spray al pepe, usato come "arma non letale".
La sensazione di bruciore che percepiamo, tanto più intensa e persistente quanto più il peperoncino è piccante, in realtà non esiste, nel senso che non si ha un aumento di temperatura nella nostra bocca. La capsaicina interagisce semplicemente con alcuni
termorecettori presenti nella bocca, nello stomaco e nell'ano, che mandano un segnale al cervello come se la nostra bocca o il nostro stomaco "bruciasse". Stessa sensazione si ha quando defechiamo, in quanto gli stessi termorecettori sono presenti anche nell'ano.
La piccantezza dei peperoncini è misurata empiricamente tramite la
scala di Scoville, in gradi da 0 a 10, e quantitativamente in unità di Scoville, basate in p.p.m peso/peso di capsaicina e diidrocapsaicina. Il peperone dolce ha ad esempio zero unità Scoville, i jalapeños vanno da 3,000 a 10,000 SU, mentre gli Habaneros arrivano a 600,000 unità Scoville. Il record per il più alto numero di unità Scoville in un peperoncino è stato assegnato dal Guinness dei primati al Bhut Jolokia indiano, che ha fatto segnare oltre 1.000.000 unità. Nel 2006, è stata presentata la varietà Dorset Naga, derivata da quest'ultima, che ha fatto misurare anch'essa oltre 1.000.000 di SU. La capsaicina pura misura, come riferimento, 16 o 15 milioni di unità, a seconda della taratura, per cui 16 o 15 unità Scoville corrispondono a 1 ppm.
In ordine crescente di piccantezza media delle specie, possiamo dare la seguente scala:
C. annuum (massimo
chiltepin, ~100.000 SU)
C. baccatum (massimo
Ají rosso, ~100.000 SU)
C. pubescens (massimo
rocoto, ~100.000 SU)
C. frutescens (massimo
bird's eye, ~175.000 SU)
C. chinense (massimo
Red Savina, ~580.000 SU)
C. chinense × frutescens (
Bhut jolokia, Naga Dorset e simili, record del Guinness dei primati ~1.000.000 SU)
Va tuttavia precisato che anche nel C. chinense, che vanta appunto alcune delle più piccanti al mondo, vi sono cultivar a 0 SU. Ad ogni modo, a partire da 250.000 SU, la sensazione di piccantezza cede il posto al dolore, la cui intensità è per lo più costante a prescindere dal contenuto in capsaicina, mentre aumentano la diffusione in bocca e gola, e la persistenza nel tempo. Pertanto, assaggiare un
bhut jolokia o un habanero orange, a parte il sapore, dà la stessa sensazione di dolore, solo che il primo dura di più. Uno dei modi migliori per alleviare la sensazione di bruciore è bere latte, mangiare yogurt od ogni prodotto caseario, possibilmente a pasta morbida o liquido. Infatti una proteina presente nei latticini, la caseina, agglutina la capsaicina, rimuovendola dai recettori nervosi.
La capsaicina si scioglie molto bene anche nei grassi e nell'alcool, quindi anche prodotti grassi o bevande alcoliche aiutano a rimuovere la sensazione dolorosa. Per le alte concentrazioni, come nell'habanero Red Savina o estratti vari, il modo più efficace è usare del ghiaccio come anestetico.
Un bicchiere di latte freddo, sorseggiato lentamente, è senz'altro il "rimedio" migliore all'eccessiva piccantezza, da tenere a portata di mano per l'assaggio di salse piccanti o peperoncini sconosciuti. Molto efficace anche mangiare del
pane, specie la mollica, perché rimuove meccanicamente il peperoncino dalla bocca.
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L'aRoma del v3l3no


Manga MPD PSYCHO


ore 10:00 - coffee break


Il 27 agosto 1664 muore...


Francisco de Zurbarán - San Francesco d'Assisi (ca.1660)
Olio su tela - 65 x 53 cm - Monaco, Alte Pinakothek.
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...Francisco de Zurbarán pittore spagnolo tra i maggiori del secolo.
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Tim O'Brien


Tim O'Brien - Dolphins
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Tim O'Brien


Tim O'Brien - Ship
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Rembrandt


Rembrandt - Lucretia (1664)
Oil on canvas - The National Gallery of Art, Washington, DC, USA
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Vacche killer


Dall'Inghilterra la notizia di una serie di attacchi fatali su essere umani condotti da mucche inferocite con quattro morti solo negli ultimi due mesi. Il picco statistico impressiona, visto che il totale delle persone decedute per violenza bovina nel Paese negli ultimi otto anni è di solo 18 unità – un valore che comprende anche gli attacchi dei tori, di cui si riconosce la pericolosità. Le vacche invece dovrebbero essere placide e serene. Non si sa perché siano diventate improvvisamente rabbiose, ma gli esperti osservano che due delle vittime recenti erano accompagnate da cani – un fatto che può far innervosire i bovini, particolarmente in presenza dei loro vitellini. (Fonte)
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mercoledì 26 agosto 2009

Cool (immagini senza dati pescate per caso dal web)


Fotografi: Bea Fremderman


Bea Fremderman - Angela
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Fotografi: Bea Fremderman


Fotografi: Bea Fremderman


Un diavolo per capitello


S. Orso ad Aosta
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Dove la morte non ha domini e dove il tempo varca i confini


le sensuali struggenti solitudini di Amedeo Modigliani


Amedeo Modigliani - The Jewess (ca. 1908)
Oil on canvas - 55 x 46 cm - Private collection
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Ken Follett


I bambini vennero presto per assistere all’impiccagione. Era ancora buio quando i primi tre o quattro uscirono furtivamente dai casolari, silenziosi come gatti nei loro stivali di feltro. Uno strato di neve fresca copriva il paese come una nuova mano di colore e le loro ombre furono le prime a intaccarne la superficie immacolata. Passarono tra le casupole di legno camminando sul fango ghiacciato delle viuzze e raggiunsero la piazza del mercato dove attendeva la forca.

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da I pilastri della terra di Ken Follett
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The end


Marcel Proust - L'indifferente


Francis Bacon - Portrait of Michel Leris (1976)
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L’amore non corrisposto di Madeleine per Lepré è alla base della trama di L'indifférent di Marcel Proust.
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L'amore furioso di una donna per un uomo – amour fou – destinato ad essere respinto, malgrado la bellezza e la classe di lei.
Qual'è il segreto di Lepré? Non gli piacciono le donne?
No, a quell’uomo le donne piacciono; ma gli piacciono solo le prostitute.
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«Eppure, le restava la speranza che lui avesse mentito, che la sua indifferenza fosse una finzione. Madeleine si stupiva e sperava…»
Niente.
Il peraltro insignificante Lepré resta “indifferente”, seppure alla fine balugini un altro sentimento: l’amicizia.
Ma non basta, non può bastare all’innamorata.
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Eugenio Montale


Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
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Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
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da Ossi di seppia di Eugenio Montale, 1925
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Questo testo è stato definito da un nostro filosofo, Sergio Moravia, come "uno dei vertici della lirica non del Novecento italiano, ma della lirica dell'intero mondo d'Occidente". Forse questo apprezzamento appare in verità eccessivo, ma lo si può giustificare in quanto siamo di fronte a un testo poetico che ha un contenuto indubbiamente filosofico, quantunque espresso attraverso immagini anziché mediante concetti. Esso descrive infatti una rivelazione, una manifestazione improvvisa (epifania) del "nulla", del "vuoto", e dunque dell'assurdità dell'esistenza. Il futuro ipotetico ("Forse... vedrò") presenta il "miracolo" (cioè l'epifania del "nulla") come un possibile eppur straordinario evento, che infrange le leggi naturali. L'"aria di vetro" (cioè così tersa, limpida e secca da sembrare artificiale) indica infatti il carattere irreale di una simile esperienza. La scoperta o l'intuizione del "nulla", del "vuoto", è salutata dal poeta con favore (come "miracolo" appunto) perché corrisponde all'acquisizione della verità contrapposta all'"inganno consueto" (cioè all'apparente realtà delle cose); ma tale scoperta è anche sofferta come spaventosa vertigine: il "terrore di ubriaco" è infatti l'incertezza terrificante di chi ha perso ogni stabile punto di riferimento. Dopo la folgorazione - ma fittizie, come le immagini di un film proiettate "s'uno schermo" - tornano nuovamente a profilarsi le cose consuete della realtà, "alberi case colli". Ma appunto, se la vera realtà è il "nulla", gli oggetti dell'esperienza non sono che parvenze ingannevoli. Perciò, dopo la miracolosa esperienza, il poeta non può più tornare alla condizione abituale ma illusoria degli "uomini che non si voltano", cioè sono incapaci di porsi i grandi problemi metafisici e non possono, quindi, attingere alla consapevolezza del "nulla". Tale consapevolezza è per il poeta un privilegio, ma anche una condanna, perché lo obbliga alla solitudine e al silenzio ("me n'andrò zitto"), impossibilitato a svelare il suo "segreto" a chi non potrebbe intendenderlo. Come ultima notazione, possiamo osservare che "gli uomini che non si voltano", nella loro indifferenza per tutto ciò che non è (o meglio, non appare) qui ed ora, richiamano fortemente l'"uomo che se ne va sicuro" di un altro celebre osso montaliano: Non chiederci la parola.
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ore 12:00 - i piaceri della tavola


Cicadas toasted
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