giovedì 23 luglio 2009

Anche l'immenso ha confini


Dante e Beatrice, manoscritto del XV sec.
Immagine tratta dal volume Dante’s Divine Comedy
commentato da Sergio Samek-Ludovici,
testo di Nino Ravenna,
edizione Crescent Books
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Che Dante abbia professato per Beatrice un'adorazione idolatrica è una verità innegabile, che lei si sia burlata di lui e l'abbia respinto sono fatti testimoniati nella Vita Nuova.
Morta Beatrice, perduta per sempre Beatrice, Dante giocò con la finzione di ritrovarla, per mitigare la tristezza; io personalmente penso che abbia edificato la triplice architettura del suo poema per introdurvi quell'incontro.
Beatrice esistette infinitamente per Dante.
Dante, molto poco, forse niente, per Beatrice; tutti noi siamo propensi, per pietà, per venerazione, a dimenticare questo penoso contrasto, indimenticabile per Dante.
Leggo e rileggo le traversie del suo illusorio incontro e penso ai due amanti che l'Alighieri sognò nella bufera del secondo cerchio e che sono emblemi oscuri, anche se egli non lo comprese o non lo volle, di quella felicità che non ottenne.
Penso a Francesca e a Paolo, uniti per sempre nel loro Inferno (Questi, che mai da me non fia diviso). Con un amore spaventoso, con angoscia, con ammirazione, con invidia, deve aver forgiato questo verso.
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J. Luis Borges, Nove saggi danteschi
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