martedì 30 marzo 2010

Uganda - Idi Amin Dada

Idi Amin Dada e la sua miriade di medaglie e decorazioni di origine misteriosa

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Idi Amin Dada (grande ammiratore di Hitler), nasce come militare nel corpo d'elite dei fucilieri africani di sua maestà. Come sottufficiale, si distinse (anche per ferocia) nella repressione della rivolta dei mau-mau in Kenya ('52-'56), producendosi in una terrificante serie di persecuzioni, torture ed eliminazioni. Si ritrovò così generale, e quando la Gran Bretagna dovette lasciare l'Uganda, fu proprio Londra a sponsorizzarne l' ascesa presso il primo presidente indipendente, Milton Obote. Dopo un periodo di diffidente ma obbligata convivenza, il colpo di stato.
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E' il gennaio del 1971, Obote parte per un vertice del Commonwealth a Singapore, e Imi Amin Dada prende il potere. Sotto gli occhi compiacenti dell'Occidente, che vedeva nel deposto leader un uomo troppo vicino al comunismo internazionale. Ancor oggi, molti storici sostengono che proprio da Londra e Washington venne l'appoggio decisivo per la sua ascesa al potere.
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Da allora ci furono otto anni abbondanti di orgia di sangue, di disastri economici, di proclami assurdi quanto demagogici, culminati con la folle decisione di invadere la Tanzania. Le cui truppe, pochi mesi dopo, lo spazzarono via raggiungendo la capitale Kampala.
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Anni in cui attorno al suo nome si moltiplicarono le voci, mai dimostrate, ma sempre insistenti, sulle più diverse atrocità. Si dice che gettasse i resti dei cadaveri dei suoi principali oppositori ai coccodrilli nel lago Vittoria, che conservasse i crani degli stessi nei suoi frigoriferi, che si cibasse delle loro carni. Il primo a parlare del dittatore "cannibale" fu Henry Kyemba, suo segretario particolare e ministro della sanità.
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Leggende? Può darsi. Ciò che è certo sono i migliaia di cadaveri di oppositori rinvenuti senza testicoli, o labbra, o occhi, o nasi. Come è certo che espropriò ("me l'ha chiesto Dio in sogno", questa la sua spiegazione), circa 70.000 asiatici, soprattutto indiani e pachistani, che prima del suo putsch gestivano di fatto il commercio del paese. E ridistribuì il tutto fra amici e soldati, che dilapidarono ogni bene in pochissimo tempo.E sicuri sono gli effetti clowneschi tra un massacro e l'altro: come quando il Kenya (nei cui confronti aveva insensate pretese territoriali) decretò l'embargo petrolifero. E lui girava in bicicletta. O quando all'assemblea generale dell'Onu parlò nel suo dialetto, il luganda, rifiutando, proprio lui che aveva avuto tutto dagli inglesi, il "colonialistico" inglese.
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Ma per la tormentata Africa, Imi Amin Dada diventò alla fine una mina vagante: nel 1975, nel pieno del suo potere, diventa presidente di turno dell'Oua (Organizzazione per l'unità Africana) e dichiara l'immediata volontà di attaccare il Sudafrica razzista; l'anno dopo aiuta in tutti i modi i terroristi filopalestinesi che avevano dirottato un aereo dall'Air France ad Entebbe, l'aeroporto internazionale di Kampala.
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Quindi, quando le assi del potere cominciano a scricchiolare, il tentativo di invasione della Tanzania. E' ultimo colpo disperato, alla cieca. Poi viene spazzato via. Per diventare da esule, l'ospite di "fratelli" musulmani come il leader libico Gheddafi, quello iracheno Saddam Hussein e infine, da 10 anni, dei principi dell'Arabia Saudita.
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Le sue vittime sono stimate intorno alle 300.000. Idi Amin Dada muore a circa 80 anni in Arabia Saudita portando con sè i misteri e gli incubi di una delle tirannie più spietate del continente.
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