martedì 16 marzo 2010

le solitudini di Edward Hopper


Edward Hopper - Automat (1927)
Olio su tela - cm 71,4 x 91,4 - Des Moines, Des Moines Art Center
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Una donna sola, assorta nel fissare una tazzina di caffè, al tavolo di un locale.
Nel suo Record Book (una libretto personale di annotazioni), Hopper scrive: cappotto verde, tavolo di marmo bianco, radiatore giallo, finestra nera. Ci sono tutti, ma attorno a questi elementi estremamente colorati prende vita una scena che in chi osserva genera una sorta di tristezza, di solitudine...
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Così commenta Mark Strand: “In Tavola calda una donna, vicina all’entrata e davanti alla vetrata, è seduta da sola a un tavolino tondo. …La vetrata riflette soltanto le file gemelle di luci che si allontanano sul soffitto e niente altro dell’interno della tavola calda. …Il dipinto suggerisce diverse cose, ma la più ovvia ed eclatante è che se la vetrina riflette ciò che è vero, allora la scena ha luogo nel limbo e la donna seduta è un’illusione. È un’idea che turba. E se la donna in questo contesto sta pensando a se stessa, è impossibile che sia felice. Ma certo non pensa: è il prodotto di un’altra volontà, è un’illusione, un’invenzione di Hopper”.
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