martedì 20 ottobre 2009

Agnolo Bronzino

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Agnolo Bronzino - Allegoria del trionfo di Venere (1540-1545)
Olio su tavola - 146 cm × 116 cm - Londra, National Gallery
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La tela presenta più livelli di lettura. Il soggetto in generale è quasi sicuramente un'allegoria dell'amore sensuale, del sesso. Venere in primo piano (identificata dal pomo d'oro del giudizio di Paride), bacia sensualmente il figlio Eros, il quale, mostrando vistosamente le natiche, le solletica un capezzolo. Più complessa è l'interpretazione delle figure sul retro. Il putto con i campanelli alla caviglia, che sparge petali di rosa, ben illuminato sulla destra, simboleggia il riflesso più immediato del piacere carnale, la Gioia. Dietro di esso una fanciulla appena in ombra si presenta con un grazioso volto, ma è una figura molto ambigua: la sua natura ingannatrice è testimoniata dall'inversione della mano destra con quella sinistra e dal corpo di mostro appena visibile in basso; è infatti l'Inganno; dopotutto anche Venere e Eros si stanno ingannando a vicenda: lei sta rubando una freccia dalla sua faretra, lui le sta sfilando il diadema di perle.
Sul lato opposto le due figure grottesche sono la Disperazione e la Follia (in basso), che sono le conseguenze di medio e lungo periodo dell'amore sensuale. Infine un vecchio in alto a destra stende un pesante velo che copre la scena: è il Tempo che spegne ogni passione.
Curiosità
Nell'Ottocento la sensualità erotica del dipinto destava imbarazzo: per questo le nudità di Venere nel basso ventre furono coperte da un panno giallo, tolto solo successivamente durante un restauro novecentesco eseguito con ottimi risultati.
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